Ma chi sono i cattivi pagatori? Riprendendo la definizione riportata sul sito CattiviPagatori.biz, il cattivo pagatore è una persona fisica o giuridica che è stata segnalata all’interno di una o più banche dati tenute da Centrali Rischi e SIC, in quanto ha avuto problemi a restituire un prestito, ha pagato in ritardo alcune rate o ha emesso assegni scoperti.
In Italia, ma anche nel resto del mondo, esistono delle Centrali Rischi e dei SIC (acronimo di Sistemi di Informazioni Creditizie) che raccolgono e archiviano informazioni in merito alle richieste di finanziamento e agli eventuali ritardi o mancati pagamenti. Queste società possono essere pubbliche o private. In Italia le più note sono la Centrale Rischi della Banca d’Italia, e il SIC del CRIF.
Cosa succede quando si diventa cattivi pagatori? Succede che si possono avere minori possibilità di accedere al credito. Questo perché le banche e le finanziaria, prima di concedere prestiti, consultano gli elenchi delle Centrali Rischi per verificare se il richiedente ha avuto problemi di solvibilità in passato. Le banche valutano in questo modo l’affidabilità creditizia di chi richiede un finanziamento, e cercano di minimizzare il rischio di insolvenza. Per questo motivo se si è stati inseriti nell’elenco dei cattivi pagatori, può essere più difficile accedere al credito.
Cosa fare per ottenere un prestito? L’accesso al credito può essere più difficile, ma non impossibile. Le due principali proposte che le società finanziarie offrono ai cattivi pagatori sono i prestiti con cessione del quinto e il prestito delega. In entrambi casi, infatti, il pagamento delle rate avviene tramite trattenuta in busta paga, e lo stipendio del richiedente fa da garanzia per il rimborso della somma richiesta. Con la cessione del quinto dello stipendio la rata può avere un valore non superiore a un quinto dello stipendio netto mensile. Con il prestito delega invece può raggiungere anche il 50%.
Come cancellarsi da cattivo pagatore? La cancellazione avviene in automatico, dopo un periodo stabilito per legge a seconda dei casi, e comunque non oltre i 36 mesi (tre anni). Esempio in caso di ritardo nel pagamento di una o due rate del prestito, si viene cancellati dopo 1 anno dalla regolarizzazione. Nel caso invece di ritardi su tre o più rate la cancellazione avviene dopo 2 anni.